Da IMOLA all'EXPO, la storia del mosaico "Maschere teatranti"
- Aris Alpi
- 23 giu 2020
- Tempo di lettura: 1 min
Fu rinvenuto nel 1895 in Via San Pier Grisologo, durante alcuni scavi per la riparazione dei condotti fognari. Iniziò così la seconda vita delle "maschere teatranti" raffigurate in una soglia di una domus romana, lunga oltre 4 metri. L'opera è considerata, come ha ribadito più volte l'archeologa Laura Mazzini dei Musei di S.Domenico, uno dei mosaici più belli e importanti di tutto il nord Italia. È databile attorno al I secolo avanti Cristo, e raffigura tre volti di maschere di teatranti, congiunti

da un ghirlanda di frutti.
Tant'è che nel 2015, in occasione dell'esposizione universale a Milano, il manufatto compì un faticoso e lungo viaggio per poter esser messo in mostra all'EXPO.
Possiamo immaginare con quali difficoltà sia stato traslato dai bravi archeologi del San Domenico e della Sovrintendenza, con l'apporto di aziende specializzate negli spostamenti di opere d'arte.
Ora è visitabile ai musei di San Domenico, ed è un po' come il "protagonista" dell'area Scarabelli, uno dei plessi del museo dedicati all'archeologia.
Una fascia simile, era anche presente a Pompei, nella famosa Casa del Fauno.
Nell'opera, è raffigurato un momento di convivialità, si delinea direttamente con Dioniso e il suo corteo, i quali sono all'origine delle forme teatrali più antiche.
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